Un anno passa rapido, un mese mai

Solo le aspiranti Miss amano e aspettano con ansia il mese di Settembre.

Per gli altri Settembre ha sempre il retrogusto della fine e dell’inizio, ed è sempre un pericoloso concentrato di “è tempo di…”.

Brian Ferry cantava in “September Song” che “quando si raggiunge settembre, quando il tempo autunnale infiamma le foglie, uno non ha tempo per il gioco delle attese”.

Anche Colapesce nella sua canzone “Dopo il diluvio” cantando delle “varie strategie quando si tratta di esistere”,guarda caso, cita proprio: “Settembre, cadrà. Che stronzi, ma con le idee. E poi distratti speriamo in un’altra chance”.

Francesco Guccini  in “Canzone dei dodici mesi” è perentorio: “Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età. Dopo l’estate porti il dono usato della perplessità. Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità come scintille bruciano nel tuo fuoco le possibilità.” 

Settembre è un punto in mezzo a tutto il resto.
Ha grandi sere equivoche che cominciano con tramonti dai colori estivi ma che portano il fresco dell’inverno alle porte.
Insomma non un periodo adatto per riordinarci le idee.

“Lentamente tra una pagina e l’altra di un libro qualunque ingannavo l’attesa già settembre poche voci distanti e un autunno distratto al di là dei vetri. Quasi speravo che non arrivassi più quasi credevo che non mi mancassi eppure stavo aspettando”, cantava Carmen Consoli

Settembre è un come un adolescente pieno di contraddizioni.
E sa risvegliare le nostre più latenti insicurezze da ex studenti.

“E’ più forte di me. Nonostante mi piaccia sentirne l’odore per strada e pensare alle scuole è soltanto questione di ore. Non è niente rispetto a una vita in cui provo a capire per quale motivo settembre non fa per me. Oh settembre, settembre”, cantavano in “Capire Settembre” i Fine Before You Came.

Certo ci si può consolare con i colori che Settembre ci regala, anche se si parla di un “Pallido Settembre che si può indossare come un vestito” come lo immagina Fiona Apple. 

Ma anche Settembre, statene certi, passerà.
Diamogli tempo e magari seguiamo l’esempio dei Green Day: “L’estate è venuta ed è passata. L’innocenza non può mai durare. Svegliami quando finisce settembre”.

Dopo queste premesse vi posso dire che il mio disco di Settembre è stato sicuramente “Depression Cherry” dei Beach House.
Etereo, spaziale, malinconico, perfetto frutto per la stagione. 

Victoria Legrand e Alex Scally dicono nella cartella stampa di presentazione: «il disco rappresenta un ritorno alla semplicità con le canzoni a strutturarsi attorno a melodia e pochi strumenti, e la batteria ad esercitare un ruolo meno importante. Il crescente successo di “Teen Dream” e “Bloom” che si è accompagnato a palchi e stanze più grandi, ci ha portato in un posto più aggressivo e chiassoso, un posto lontano dalle nostre tendenze naturali. Qui continuiamo ad evolvere ignorando completamente il contesto commerciale in cui esistiamo».
Insomma dopo l’estate – aggressiva e chiassosa – fatevi conquistare da questa loro nuova meraviglia.

L’unica mancanza di questo disco è non avere una lunga treccia di capelli biondi da attorcigliare pigramente con un dito mentre lo si ascolta con lo sguardo perso all’orizzonte. Ma è una mancanza mia, non dei Beach House.

E concludo dicendovi che dovete abituarvi perché come dice l’Orso “Ottobre è come Settembre e non ne usciamo più dalla porta di casa mia chiusa a chiave da te. I marciapiedi di settembre che si trascina come un cancro in un ottobre bilancia che pare non mantenga più promesse o quant’altro e se ancora nevica, nei tuoi deserti d’alcool le fermate dei tram che ci si assalgono, ci fanno assalire dal panico.”

Matteo Lion

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  • Date: 22 09 2015
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni