Sóley, chiede al profondo

Il 28 Settembre scorso la cantante islandese Sóley ha tenuto il suo unico concerto italiano per promuovere il suo meraviglioso secondo disco “Ask The Deep“, uscito prima dell’estate.
Il concerto si è tenuto nella Sala dei Giganti, all’interno del Palazzo Liviano a Padova che ora ospita il dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università cittadina. La sala è “dei Giganti”
 per gli affreschi che ritraggono in grandezza naturale eroi e grandi personaggi del passato.
E questi fantasmi e strane presenze alle pareti non potevano rappresentare scenografia migliore per il concerto spettrale e onirico che Sóley ci ha regalato.

È difficile spiegare la sua proposta musicale.
Lei stessa in una recente intervista ha candidamente ammesso: «No, io non riesco davvero a definire la mia musica. Non credo sia folk e neppure elettronica. Forse qualcosa tipo “sognante dark pop music”».
E come i sogni svelano spesso il nostro inconscio, anche la musica di Sóley può essere una trappola, un espediente per raccontarci le cose come stanno.
Una tela di ragno dove rimanere impigliati. Tanto è rassicurante all’orecchio, così rilassante musicalmente che le parole arrivano in ritardo, quasi in maniera indolore.
E quindi ci perdiamo a guardare la graziosa ragazza che si atteggia da studentessa del conservatorio
enfatizzando la postura al pianoforte e ci facciamo cullare dalla dolce melodia fino a dimenticarci che in realtà sta cantando di “uccidere il clown, che è così ingiusto“.
Ci incanta anche quando si mette in piedi al centro del palco ad armeggiare con la sua loop machine e canta una versione rallentata di “Devil”.
E proprio come succede nei sogni tutto è attutito e rarefatto. Niente fa “davvero” paura. E i versi “Ho ballato col diavolo? Mi ama ancora?” perdono tutto il loro significato sinistro.
In “One Eyed Lady” ci ripete come un mantra “uccideresti per amore?”. Ma lo canta con tanta ipnotica dolcezza che rischia di trasformarci tutti in zombi pronti a vendicare i nostri torti sentimentali commettendo un delitto. La sua musica parla la lingua universale di tutti i cuori che amano e patiscono sulla terra. E che altro è la vita se non amore e dolore?

Ma anche gli incubi peggiori sono come i cani, indietreggiano se li si guarda dritti negli occhi.
E Sóley nelle sue canzoni fa esattamente questo: guarda dritto negli occhi i suoi tormenti.

Come succede con i sogni, il concerto si conclude con un risveglio improvviso per farci tornare ad una realtà sicuramente più minacciosa.

Se cercate conferme sul suo talento, il 30 Ottobre uscirà con nuovo EP “Don’t Ever Listen“, composto da fragilissime canzoni registrate in casa con il microfono del PC e i miagolii del suo gatto in sottofondo. 

Matteo Lion

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  • Date: 20 10 2015
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni