Nell’arte la vittima non muore, canta

È buffo, ricordo periodi di tempo in termini di canzoni più che di ogni altra cosa.
Spesso confondo ricordi, date, nomi e facce. Ma alcune canzoni mi sanno portare esattamente in alcuni punti della mia vita passata. Basta aprire le orecchie e chiudere gli occhi.

Per ora il 2013 è già marchiato a fuoco con il disco “If You Leave” del gruppo inglese Daughter.
Ne avevo già parlato qui su metabox, in quanto il loro EP era finito nella mia personale classifica dei dischi più tristi del 2012.
Ma il disco vero e proprio che è uscito quest’anno per l’etichetta 4AD ne riconferma il valore e, soprattutto, le atmosfere.
Musicalmente il disco mi piace moltissimo perché è un riuscitissimo mix di varie tendenze che in questo momento agitano la scena indie e pop: ci troverete delle melodie dilatate che ricordano i The xx, il timbro e lo vocalità possono ricordare il carattere di Florence + The Machine e alcune controllate progressioni strumentali ricordano pure i Sigur Ros.

Copiare da un altro autore è un reato che si chiama “plagio”.
Copiare da più autori, invece, è una opera meritevole che si chiama “ricerca”.
Al di la della battuta cattiva, voglio davvero rassicurarvi sul fatto che il disco, a mio avviso, non suona affatto come una copia.
Anzi è proprio la forte personalità a spingermi a consigliarvelo come un “nuovo classico”.
E la personalità arriva tutta dalla cantante, Elena Tonra, che fa parte di quella categoria di artiste in grado di mostrarsi totalmente senza difese, che non riescono a scindere vita e arte, e producono musica partendo dalle loro angosce per sfogarle, espiarle cercando consolazione e catarsi.

Il disco si apre con Winter, un amara presa di coscienza che una storia d’amore sta per finire. Come la precedente e probabilmente come la prossima. “Arriva un inverno a distruggere ogni cosa. La luce del giorno parla quando Il sole brucia e non lascia che nulla si sviluppi, come se volesse vendicarsi, come per umiliare”. E il pezzo iniziale lascia già capire il mood del disco: una disillusione rassegnata, mai rabbiosa, di chi prevede sempre la fine e per questo preferisce non cominciare niente.

Si continua con Smother, in cui ci si guarda dentro e ci si incolpa totalmente e si carica sulle proprie spalle tutta la responsabilità per la fine della storia d’amore. Ma si sa, una colpa non è cancellata finché la si rammenta. E infatti la canzone si chiude quasi con vaghi richiami al suicidio e alla morte: “Adesso dovrei andarmene in silenzio. Al buio, incontrerò i miei creatori e saranno tutti d’accordo sul fatto che sono una soffocatrice. Mi dispiace se ti ho soffocato. A volte vorrei essere rimasta dentro mia madre e non essere mai uscita.”

Si continua con Youth che, grazie alla riuscitissima performance live al David Letterman Show, ha fatto conoscere il gruppo anche in America. Una volta che la storia è finita e si è messo in croce il colpevole, cosa resta da fare? Morire lentamente di nostalgia. “La maggior parte di noi sta ancora male per qualcuno. Diamo fuoco alle nostre interiora per divertimento, per distrarre i nostri cuori ed evitare che quel qualcuno inizi a mancarci.”

Per il lancio del disco in Europa si è deciso di puntare sul brano Still. È una canzone amara su come si possa essere consapevoli di essere invischiati in un rapporto sbagliato ma alla fine risulti più facile rassegnarsi che chiuderlo. “Sta andando a puttane. Le nostre bocche si sputano odio ma continuiamo a dormire come amanti. Scende la notte, e non lascia nessun posto dove andare.” Perché proprio come dice Honoré de Balzac:  la rassegnazione è un suicidio quotidiano.

Il disco continua a incantare col minimo degli orpelli. Batterie e chitarre ben arrangiate, fanno da controcoro a questa voce che canta senza ritegno le proprie verità. La verità è come il disinfettante del medico: brucia, ma risana. Certo non è un disco che potrà piacere a tutti. La verità ai più non piace, come lo specchio alle persone brutte.

E a questo punto non mi resta che consigliarvi vivamente le tre date previste in Italia a luglio:
09 Luglio — Magnolia, Milano
10 Luglio — Teatro Arena Conchiglia Sestri Levante, Genova
11 Luglio — Radar Festival, Bastione Alicorno, Padova (dove se volete si va insieme!)

La canzone che mi piace ora
Rodrigo Leão – Incomplete (Ft. Scott Matthew)
Rodrigo Leao (ex fondatore dei Madredeus) esce con un disco con un bel pò di duetti tra cui Joan as Policewoman e questa meraviglia con Scott Matthew.
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Il video che mi piace ora
David Bowie – The Next Day
Che dire? Applausi e rispetto, possono bastare!
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La cover che mi piace ora
Daughter – Get Lucky (Daft Punk cover)
Si, ormai sono completamente ammaliato da questo gruppo. Ma la straordinaria rilettura del pezzo dei Daft Punk vi convincerà molto più della mia recensione.
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Matteo Lion

  • Date: 15 05 2013
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni