Comprare, cantando

Nel estate del 2006 quando tutti in Italia ascoltavano gli Zero Assoluto, tra gli indie blogger il pezzo dell’anno fu sicuramente “Young Folksdegli svedesi Peter, Bjorn & John.
Diventò quasi una canzone manifesto per un certo gusto alternativo e venne citata per anni nelle recensioni come paragone in virtù del suo essere effettivamente una canzone perfetta. A partire dal testo con quella ostentata sicurezza che uno ha solo quando è altamente ubriaco oppure se si è molto giovani e sfrontati.

“Se ti dicessi le cose che ho fatto prima, se ti dicessi com’ero andresti con qualcuno come me”

E adesso, nel 2015, mi trovo “quella” canzone in uno spot della TIM, per di più ambientato nella neve.
Era la mia canzone! Era la mia estate! Si, ci si sente traditi.

Anche le mie amate CocoRosie hanno fatto la stessa fine. Il loro pezzo “Lemonade” è stato sdoganato da quando è stato usato per uno spot AlfaRomeo.
E anche in questo caso vivo come una forzatura che una canzone che parla di un cimitero polacco pieno di finestre, di una piscina di lacrime, di labbra di gemelli insanguinati, di sirene omicide e pirati malvagi sia usata come sottofondo per delle immagini di una macchina che corre.
Mi disturba. Provo una sensazione di spaesamento.

Certo capisco che per gli artisti indipendenti la licenza di sincronizzazione per uno spot sia una manna di questi tempi di magra nelle vendite di cd fisici o brani digitali.
Ormai qualcuno sostiene che che lo scrivere per la pubblicità si collochi al secondo posto tra le attività di scrittura più lucrative.
Al primo posto c’è la richiesta di riscatto. Ovviamente qualcuno non approva la cosa, come Neil Young che “non canta per la Pepsi o la Coca-Cola e non canta per nessuno che lo faccia sembrare un pagliaccio” come sostiene in “This Note’s for You“.

Invece devo ammettere che sono vittima della pubblicità-al-contrario, se così si può dire, ovvero quando dei prodotti vengono citati nei testi delle canzoni.

Ricordo ancora la prima volta che andai in Svezia e vidi la catena dei market 7-Eleven, che in Italia non erano mai sbarcati. E proprio l’inverno precedente lo avevo passato ad ascoltare la canzone di Jens Lekman in cui chiedeva: “Hai mai preso il tram numero sette per il paradiso? Hai mangiato la tua banana comprata da 7-Eleven”?
Ecco, quando entrai in quel market in Svezia, che è una sorta di Autogrill, io mi sono sentito davvero in paradiso.
Mi sono sentito protagonista dentro la “mia” canzone. E credo che nessuno spot riuscirà mai a farmi amare tanto un prodotto come ci era riuscita quella canzone.

Per lo stesso motivo se nel traffico vedo qualcuno che guida una Mini Cooper, devo trattenere il mio pregiudizio di considerarlo uno smargiasso, arrogante e superficiale perché automaticamente associo l’auto al verso della canzone di “American Life” di Madonna dove elencava poco elegantemente le sue proprietà e diceva: “Guido la mia Cooper e mi sento super!”.
Le marche di automobili sono citatissime e alla fine sembrano più “reali” nel testo di una canzone che non nella realtà dove sono state magari dimenticate e sostituite da nuovi modelli, penso ad esempio a “Torpedo Blu” di Giorgio Gaber?

Tori Amos ha citato nel testo della sua canzone “Mother” una “Limousine verde per la ragazza dai capelli rossi” che deve lasciare il nido materno.
C’è però anche da rilevare che in futuro avrebbe usato nei suoi testi le marche di automobile per sopperire ad evidenti cali di ispirazione e quindi si è messa a cantare che “guida la sua Saab canticchiando Shaaa Naaa Naaa verso l’Irlanda”.
Anche no, grazie!

Ed è ormai storia che l’ultima canzone registrata dalla tormentata Janis Joplin, morta poco dopo per overdose, sia proprio “Mercedes Benz“.
E sicuramente uno dei versi che ricordo con più divertimento è “I’ve got me a Chrysler, it seats about twenty” da “Love Shack” dei B-52’s.
Oppure la “Pink Cadillac” con cui Aretha Franklin viaggiava nella sua autostrada dell’amore.
Ma anche Morrissey in “Sister, I’m A Poet” cita il famosissimo Citroen van. come metafora di libertà!

Anche la birra GreyGoose si è fatta conoscere al grande pubblico grazie alla canzone di Cremoni in cui diceva: “Vorrei dirti parole d’amore ma forse a parlare sei più brava tu, ti va un’altra GreyGoose?”
Da bravo veneto, faccio sempre colazione con il caffè corretto o con grappa o Sambuca. Ma ascoltando l’ultimo disco dei Baustelle incuriosito dal verso “Un bicchiere di Fernet in uno sputo di caffè”
 ho voluto provare la variante caffè-corretto-al-Fernet che devo dire che in inverno è l’ideale.
I Baustelle sono molto citazionisti e, oltre agli Hatù lasciati sulle spiagge di “Follonica”, nella canzone “Reclame” citano: “Non ascoltate la réclame, una Marlboro morbida, la Nazionale tossica, una Muratti, una Pall Mall”.
E ancora parlando di sigarette quanto è evocativo il testo di Mango che dice “Per averti anche l’ultima Marlboro darei”?? 

E proprio perché le canzoni non sono pubblicità, gli artisti sono liberi anche di denigrare i grandi nomi della moda, come le Pierces che dicono che “Galliano, Donatella e Dolce&Gabanna sono noooiosi!”

Per anni ho immaginato che i veri fighi da spiaggia avessero i capelli tirati indietro e indossassero gli occhiali da sole Wayfarers come cantava Don Henley in “Boys Of Summer“.
Quando sono in qualche profumeria e vedo prodotti Shiseido, MAC e Maybelline penso subito a Brian Molko dei Placebo che nella canzone “I do” voleva indossare una faccia truccata e citava proprio questi tre brand.
Oppure penso a Tori Amos che nella canzone “Muhammad My Friend” immaginava che a Betlemme a tornare dopo essere stata crocifissa fosse una donna, con le sue labbra truccate di un rosso Shiseido.

E magari in futuro potremmo andare in farmacia a comprare il Valium senza ricetta del medico, ma solo perché lo consiglia Lou Reed in “Walk on the Wild Side” quando dice: “Then I guess she had to crash, Valium would have helped that bash.”

Matteo Lion

  • Date: 16 06 2015
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni