Non c’è eroe senza pubblico

Questo sarà il mio post più conciso.
Sto cambiando casa e sono nel bel mezzo di un trasloco che avevo decisamente sottovalutato.
Anche a livello emotivo un trasloco, fatto a 40 anni, non lo si vive più con la leggerezza di un tempo.
Tutto si carica di rimpianto, rimorsi e nostalgia: “E i ragazzi del trasloco avevano/ fatto in fretta/ a stanare i miei amori dai cassetti/ e dalle scatole di latta/ qualcuno in macchina, altri ancora/ solo in maglietta/ i miei amori via/ giù per quelle scale, via/ ognuna sola e a bordo/ della sua fotografia/ traslocando.”.

Ma non è il solo motivo per cui stavolta sarò così breve.
Lo so di arrivare bravo ultimo, ma c’entra la morte di Lou Reed.
Come faccio a parlare di musica quando si è impegnati a reagire alla perdita di qualcuno che ha segnato così profondamente il mio immaginario musicale?

Ricordo che qualche giorno prima che partissi per il servizio militare mi fu regalata la cassetta di “Magic and Loss”, un disco che Lou Reed aveva scritto ispirato della morte e della perdita.
Trovarsi immersi nel machismo più becero, ma la sera con un walk-man farsi cullare da queste ballate amare: “La vita è buona ma non pensiate che sia giusta”.
E, visto il contesto, quello rimane il “mio” disco di Lou Reed nonché colonna sonora del funerale della mia giovinezza; quel particolare momento in cui devi aggrapparti al nulla più velocemente che puoi.

E adesso che per la prima volta nella mia vita ho un contratto di affitto a mio nome, delle bollette intestate e delle scadenze di pagamento importanti, Lou Reed muore lasciandomi solo.
E come ha scritto sua moglie nella meravigliosa lettera d’addio: “E improvvisamente resto qua, da solo, sbalordito e grato.”

E allora voglio dedicare a Lou, e a voi, “American Pie” di Don McLean che fa riferimento al “giorno in cui la musica morì”, che nella versione originale si trattava del disastro aereo accaduto nell’Iowa il 3 febbraio 1959, in cui persero la vita Buddy Holly, Ritchie Valens e J.P. Richardson, mentre si recavano a Fargo per un concerto.
La canzone è perfetta nel rappresentare il senso di perdita e alcuni versi sono delle domande che farei davvero a Lou adesso se potessi comunicare con lui tramite un medium:
“Hai scritto il libro dell’amore
E credi in Dio lassù?
Se lo dice la Bibbia
Adesso credi nel rock and roll?
E la musica può salvare la tua anima mortale?
E puoi insegnarmi a ballare davvero lentamente?”

 

La canzone che mi piace ora
Patrick Wolf – The Libertine
Fregarsene delle dinamiche promozionali, dei tempi stretti del mercato, del fatto che il tour per l’album è stato fatto l’anno scorso…. Patrick Wolf si è ricordato che gli piace girare video e ne ha fatto uno nuovo.
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Il video che mi piace ora
Arcade Fire – Afterlife
Ecco la post-modernità in gran spolvero: la band dell’anno, un regista di grido, l’attricetta indie in voga.

La cover che mi piace ora
The Irrepressibles – Always on my mind (Elvis Presley cover)
Un classicone già portato al successo dai Pet Shop Boys, qui reso particolarmente enfatico e malinconico, tanto da diventare il saluto finale a Lou Reed.
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Matteo Lion

  • Date: 13 11 2013
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni