Le apolidi della musica

Venerdì 22 luglio le CocoRosie sono passate da Ferrara per una data del lunghissimo tour a supporto del loro ultimo disco, “Grey Ocean”.

E’ stato il mio terzo concerto delle due sorelline Casady, ma devo ammettere che in questa occasione sono state molto più che convincenti. Direi Epocali. Prima delle CocoRosie sullo stesso palco si è esibito l’ottimo John Grant che, forte del suo repertorio voce e pianoforte, ci ha regalato l’ennesima prova del suo stile (forse un po’ troppo accademico) e della sua classe.

L’inizio del concerto delle CocoRosie, proprio in contrasto con la proposta musicale dell’opener, è davvero straniante.
La sensazione che ho avuto per i primi cinque minuti è paragonabile a quando, in terza elementare, mi trovai un compagno di banco di un anno più vecchio di me, perché era stato bocciato. Mi ricordo che all’epoca credevo a mamma&papà che dicevano che essere bocciati era una cosa terribile e la descrivevano come una sventura che ti avrebbe segnato per sempre.
Ecco, ad un certo punto mi ritrovo Sandro che è stato bocciato ma ai miei occhi non sembra sventurato o peggio di me. Anzi, mi sembra ne sappia a pacchi di me. Sembra più sicuro, più coraggioso, più strafottente, più impavido, più libero. Sandro mi fa capire che c’è un mondo diverso da quello “perfettino” di mamma&papà. E per qualche tempo sono rimasto in bilico tra l’essere attratto ma anche spaesato da questa possibilità.

E quando arrivano sul palco le CocoRosie mi smuovono le stesse ambivalenti emozioni.
Già il loro modo di presentarsi è provocatorio ed evocativo. Ognuna di loro ha assemblato su più strati pezzi di vestiario diversissimi in un calderone visivo entusiasmante. Ad esempio, Sierra indossa un centrino come copricapo beduino, parzialmente coperto da un berretto da baseball con visiera, abbinato ad un impermeabile con la stampa di un cane, con delle mutande di jeans indossate sopra a delle calze da punk. Ovviamente come farsi mancare una mascherina di diamanti? Ovviamente il tutto condito con i trucchi marcati, psichedelici, tribali e con baffi e lacrime disegnate.
E la proposta musicale non è stata da meno.

Le sorelline Casady hanno, come al solito, mescolato insieme canto lirico con lunghe tirate hip hop, arpe con campionamenti di suoni di organetti giocattolo, strumenti a fiato tipici della cultura Cherochee con il human beatbox (ovvero imitare i suoni della batteria con la voce). Forti della loro storia personale, che le ha viste pellegrinare da una città all’altra fin da piccole, le CocoRosie non si spaventano della contaminazione (anche forzata) e sono sempre alla ricerca di un suono nuovo che abbia la completezza del tutto. In una recente intervista hanno dichiarato: “Io e mia sorella siamo cresciute per strada, a volte come vere gitane viaggiando in giro senza radici Vaghiamo da sempre in costante movimento e in costante cambiamento. Ogni volta era un continuo processo, adattarsi a delle realtà che non necessariamente ci appartenevano, era un continuo evolversi. Sì, penso sia stato tutto questo viaggiare che ha influito sul nostro modo di fare musica e relazionarci alle cose. In base a quella capacità che ogni volta veniva smantellata”. E assistere al loro show per noi “antichi” italiani è un po’ come essere rapiti dagli zingari e trovarsi a festeggiare con loro dopo aver fumato e bevuto non si sa bene cosa. Ci si lascia andare a questo nuovo mondo esotico, diverso, teso e poco rassicurante ma affascinante e selvaggio. Avete presente la scena del film “Priscilla la regina del deserto” in cui le drag queen, dopo aver subito insulti e discriminazioni, vengono accolte dagli aborigini? Riconosciutesi come fratelli di uno stesso destino di discriminazione, i due insoliti gruppi, gli indigeni e le drag queen, si scoprono simili e simpatizzano subito. Il concerto delle CocoRosie porta alla stessa energia e alla cordiale curiosità dagli aborigeni del deserto, ignari del sentimento di rifiuto, perciò privi di stupidi pregiudizi. Con le apolidi (anche musicalmente) CocoRosie ci si lascia andare al nuovo, all’ignoto e all’istinto e quando Bianca chiede di urlare come belve feroci per sentirsi nella giugla (o “giungala”, come dice lei), il pubblico del fine concerto si lascia andare e tutti fanno strani versi.
Perché le due ragazze sanno davvero essere magnetiche e reggere il palco anche grazie alla loro personalità. Serra saltando da una parte all’altra del palco fa due rovinose cadute che potrebbero fare in modo che Amy Whinehouse non sia l’unica star a lasciarci la pelle in questo week end di luglio. Bianca, sempre con il suo piglio da Lucignolo strafottente, guardando la medioevale location del castello degli estensi, nel cui cortile si svolge il concerto, liquida la faccenda con una frase fulminante: “Romantico qui. Vecchio.”

Il consiglio che mi sento di darvi è di non perdere occasione quando il circo delle CocoRosie passerà dalle vostre città.

Per conoscerle meglio:
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Matteo Lion

  • Date: 26 07 2011
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni