Cronaca di una epifania

Di teatro non ho mai parlato, forse avendo l’idea che sia una forma un po’ lontana dalla comunicazione dei social media.

Ammetto inoltre che negli ultimi anni è sorta in me una certa avversione per uno spettacolo non sempre economico, visto in poltrone scomode, a volte con visuali ridotte.
Il teatro fa i conti con una cronica mancanza di fondi che affossa gli enti che lo gestiscono , logica di una politica che è incapace di coniugare imprenditorialità a cultura.
Nell’epoca del tutto subito, quanto il pubblico è ancora disposto  a inseguire una fruizione intellettuale che necessità un impegno ben superiore alla media?

Entrare nel tempio del teatro italiano, il Piccolo di Milano, è stata quindi per me un’autentica epifania.
Non sono certo io che scopro la vivacità della vita culturale milanese ma testarla con mano è assolutamente impagabile.

Dunque il Piccolo, l’occasione è ghiotta: “L’opera da tre soldi” di Brecht, cast mediaticamente importante con tra gli altri Peppe Servillo e Rossy De Palma  e un confronto con due regie dell’uomo a cui questo teatro è indissolubilmente legato, Giorgio Strehler.
Tocca al regista Damiano Michieletto il compito di affrontare l’arduo impegno e la sensazione che ho colto è quella di essere di fronte ad un’evento, dall’entrata in sala allo svolgimento dello spettacolo alle emozioni dell’applauso finale: la macchina teatro stava lavorando al suo meglio.

La sensazione è quella di essere di fronte a una forma  viva, magmatica, in evoluzione e non lettera morta di una rappresentazione ormai fine a se stessa.
Il cartellone del Piccolo, facendo fede alla sua storia, non fa concessioni allo spettacolo di facile richiamo, insomma il pubblico si deve fidare, come dire, del marchio di fabbrica e credo ne sia piacevolmente ricambiato .

Purtroppo nel mondo del teatro questo rappresenta un unicum a parte qualche altra eccezione; ogni anno gli enti teatrali devono far quadrare il cerchio, i cartelloni non sono sempre all’altezza e mancano di una logica; convincere il pubblico diventa sempre più difficile.

Ma credo sia imprescindibile preservare questo meraviglioso mondo di affabulazioni che espande e coltiva la mente.

Alberto Guizzardi

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  • Date: 14 06 2016
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