La mattina di solito non parlava e questo perché, diceva, le parole erano ancora nei sogni appena spenti e anche se ormai persi (o comunque in quella fase di dissolvimento tipica dei ricordi dei sogni) avevano ancora, i sogni, le redini del pensiero laterale.
Insomma cose da non disturbare con frasi rituali o non immediatamente necessarie.
Anche la musica era bandita e il televisore una specie di affronto, in un’area vicina alla lite.
Quindi la mattina parlava il vento oppure i rumori compiti dei primi gesti delle prime ore, i suoni garbati di una gentilezza gestuale rispettosa della ciclica ripartenza.