Innamorarsi di un sistema operativo che interagisce con te come un essere umano che ha le stesse emozioni e desideri ma che rimane solo una voce.
Da qui parte “her” ultima opera di Spike Jonze eclettico regista di racconti surreali a volte indeboliti da sceneggiature troppo cerebrali.
Qui invece tutto gira alla perfezione nella storia di Theodore autore per un sito internet di lettere scritte per altri che lasciato dalla moglie trova conforto in Samantha, una voce di un sistema operativo di nuova generazione che non si limita ad interagire freddamente ma va ben oltre.
L’inserimento di un tema fantastico nella storia, è il tramite del regista per narrare di sentimenti ma qui rivisti da un punto di vista assolutamente alternativo.
Seppur spinta al limite della bizzarria la vicenda se non reale è assolutamente realistica e ciò che narra è uno spunto per una riflessione sullo stato dei sentimenti in questi anni dove tutto è stato trasformato dalla tecnologia.
Questa volta però la tecnologia non è vista come aspetto negativo ma anzi come forma diversa di veicolazione dei sentimenti e quello che può sembrare un paradosso alla fine non lo è perché in fondo anche la vita stessa lo è.