Astratto in blu

Ci deve essere un perché per tutto?

Non credo, anzi molto spesso mi trovo a pensare che le cose che non hanno un perché siano molto più utili di quelle che servono interpretazioni già chiare.

Certo non ho nulla contro le immagini “esplicite”, anzi ne ho sempre prodotte e continuo a produrne tutti i giorni; ma quando qualcosa come Astratto in blu mi si presenta davanti, scatta un diverso tipo di fascinazione che riesce a catturarmi in un modo diverso dal solito.

Qualcosa si ferma e mi fermo anche io.

Astratto in blu non ha un senso, non ha un verso, non presenta nulla di chiaramente leggibile ed esplicito.
Perché dunque mi colpisce tanto da arrestarmi?

Perché c’è il blu, un colore che è quasi scontato che piaccia ma riesce lo stesso a darmi sempre un grande senso di pace e completezza.
Perché ci sono quei fantasmi, quasi concettuali e bianchi, che si reggono sul nulla, come tre teste che ti guardano ma non ti vedono.

Perché le spaccature sono quasi un danno visivo che mi crea il dubbio se dietro non ci sia altro.
Secondo la teoria dei quanti, qualcosa esiste solo se tu la immagini (beh, all’incirca), dunque se io mi immagino qualcosa che sta lì dentro… forse c’è davvero.

Infine, perché c’è quella specie di piccola ruga, quasi al centro di tutto e quasi indistinguibile, un graffio come arrotolato su se stesso, chiaramente il bandolo di una matassa che non ho il coraggio di sgomitolare.
E se lo faccio, smonterà sicuramente cose molto più grandi, rivelerà cose da rifare, da rivedere, da ripulire e sostituire.

Quindi faccio finta che Astratto in blu mi attragga senza un perché.

Ale Di Gangi

 

 

  • Date: 12 06 2014
  • Filed under: Ale Di Gangi, Fotografia